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Julien Davenne, introverso giornalista di un paese di provincia che vive esclusivamente in funzione del ricordo dei suoi cari defunti: della moglie innanzitutto, morta undici anni prima durante un viaggio in Italia, ma anche della maggior parte dei suoi amici, caduti nella prima guerra mondiale e nei confronti dei quali prova un inestinguibile senso di colpa per essere tornato a casa senza neppure una ferita. La camera verde è certamente l’opera più tetra e funerea del regista francese, che non realizza un film sulla morte bensì sul ricordo dei morti, sul rapporto che si instaura tra il personaggio/Truffaut e l’atteggiamento di riconoscenza e rispetto nei confronti di chi non c’è più, in netta contrapposizione con quella tendenza dominante che vorrebbe invece allontanare il loro ricordo fino quasi a rimuoverlo completamente.
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FESTA FRANÇOIS TRUFFAUT – La camera verde – SentieriSelvaggi