Quella dei Tanenbaum è una famiglia sgangherata di geni precoci in una New York pop e fiabesca. Da piccoli i figli brillano nella finanza, nel teatro, nel tennis. Cresciuti e perduto il talento, sono diventati vulnerabili, nevrotici, depressi, mentre il loro padre, simpatica e irresponsabile canaglia, si rifà vivo, fingendosi malato terminale per riconquistare moglie e figli. È una psicocommedia grottesca, malinconica nel fondo e spassosa in superficie, originale nel linguaggio, imparentato con la grafica e la meccanica dei cartoon, dove persino le scenografie sono divertenti, ricca di dettagli intelligenti, fraseggio svelto, trovate visive e sonore, buffe e amabili figurine di contorno. 3° film del giovane W. Anderson, oscilla tra sentimenti contraddittori (è troppo tardi, non è mai troppo tardi), tra tenerezza e crudeltà, omaggio e critica all’istituzione familiare. Solo una nomination per la migliore sceneggiatura.
La recensione del film è tratta da:
il Morandini 2016
a cura di Laura Morandini, Luisa Morandini, Morando Morandini
Zanichelli editore