Conversazione fra una psicologa e la psichiatra Carla Bellotti sul film SAINT OMER, di Alice Diop, con Kayije Kagame, Guslagie Malangaprima


ciao ***,
… riflettevo che esistono dei parallelismi tra bones and all e saint omer  (so che rabbrividerai a questa connessione):
– l’assenza della madre
– la mancata inclusione sociale, l’emarginazione, il razzismo (il viaggio come ricerca di un’affermazione mancata)
– la solitudine
– un evento raccapricciante e mostruoso
solo che per laurence non c’è alcuna possibilità d’amore se non nelle parole dell’avvocata, che infatti sciolgono il pianto represso, portando finalmente alla luce l’emozione.
 
Mi resta aperto il dubbio sulla madre di laurence: rama trova in lei una possibilità di contatto (riappacificazione con la  propria??), ma la stessa possibilità è negata a laurence, della quale la madre riuscirà solo a “vantare” il suo aplomb (così come le ha insegnato nel processo educativo). Se è così, ancor più triste e angosciante per la vicenda raccontata.
 
In ogni caso anche in questo film non si condanna la mostruosità, così come accade in bones and all, che, dopo questa visione, emerge nella sua prospettiva più ottimistica, avendo la protagonista coronato il suo bisogno d’amore, pure al prezzo di una diversità non cancellabile.
Mi dai le tue impressioni sulla madre di laurence? Questa volta sono io a trovare nel finale un elemento di contraddizione.

Ciao ***

Io ho continuato a piangere per un po’ , e se ripenso al film mi viene da ricominciare.

Per cui capisco pienamente le tue riflessioni ed il tuo coinvolgimento.

Ti mando le mie riflessioni sul film : io ho interpretato la figura della madre di Laurence come quella di una donna che fa il meglio che può , nell’idea che per una immigrata nera sia fondamentale comportarsi bene per riuscire ad inserirsi in una società a maggioranza bianca. Idea condivisa dal padre, che la declina imperiosamente al maschile nell’idea sia il padre a sapere ciò che sia il bene della figlia. Quindi entrambi probabilmente fanno del loro meglio .    

Come la madre di Rama peraltro : mi sembra che Rama riesca a trovare una ridefinizione delle proprie angosce abbandoniche nella percezione dell’intera vicenda di Laurence : anche nell’atteggiamento solo apparentemente forte e strutturato della madre di Laurence, ma totalmente incapace di vederla nella sua realtà,  ma soprattutto nella profondità della sua sofferenza e chiusura al mondo. 

Mi è piaciuto il tuo parallelismo con Bones and all  : sicuramente è un film che affronta il tema della diversità, sofferenza, isolamento .  E non è che non mi è piaciuto e capisco l’intento del regista  : però  mi ha disturbato (davvero non mi viene un’altra parola), imponendosi nella mia mente in modo persistente.  Ciò che mi ha impedito un coinvolgimento emotivo (che invece ha sentito in  Sain Omer) è la dimensione del cannibalismo : che mi sembra un espediente narrativo piuttosto che un elemento di realtà . La storia mi sembra quindi una “favola” piuttosto che un racconto, e i personaggi rimangono distanti, o meglio impossibili : perché ad un giovane adolescente che arriva ad essere cannibale temo siano realisticamente disponibili poche possibilità di evoluzione.  Mentre l’elemento di realtà mi sembra pienamente   presente in Saint Omer.

Non so se riesco a spiegarmi.  

Comunque queste riflessioni sono davvero un tesoro : e ti ringrazio di cuore !

Anche *** , che non perde una battuta e trova  stimoli, impressioni in ogni dove, e stabilisce relazioni di pensiero anche nello spazio…


 

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