Everything Everywhere All at Once, diretto da Dan Kwan e Daniel Scheinert con Michelle Yeoh e Stephanie Hsu: la “lettura” che ne ha fatto la psichiatra Carla Bellotti, 17 marzo 2023

Ti devo dire che siamo andati ieri sera a vedere il film pigliatutto : in una settimana un po’ caotica abbiamo così raggiunto vette di surrealta’ neppure immaginabili dalla nostra limitata mente. La premessa era  …  io sarei forse riuscita a vedere un film di genere fantasioso – che ho sempre evitato – senza addormentarmi.
Ero abbastanza incuriosita : la notte degli Oscar mi sono svegliata verso le tre ed ho assistito alle ultime premiazioni . E ho visto Spielberg (candidato a molti Oscar con il suo Fabelman ) esultare sempre più chiaramente ad ogni statuetta che questo film (che ha definito “geniale”) gli ha soffiato .
 
Non ho letto recensioni preliminari, affidandomi al trailer che fa intuire la storia di una affannata famiglia di asiatici che arrancano faticosamente nel frenetico contesto americano e si trovano a combattere una spietata ed odiosa fiscalista , armati da superpoteri non meglio specificati che rappresenteranno una occasione di riscatto .
In realtà il trailer è ingannevole : la forza non sta nella capacità di combattere . L’ uso della lotta – portata alla esasperazione –  non farà altro che condurre i protagonisti alla consapevolezza che sarà necessario trovare altre strade per evolvere .
Inoltre il possibile fallimento della lavanderia che gestiscono rischia di far esplodere una ben più profonda crisi famigliare, personale e relazionale.
E questa deflagrazione svela una complessa situazione dei personaggi , che si sviluppa in un mondo parallelo in cui ognuno è o è stato diverse persone, o in cui ha potuto vivere differenti vite in relazione alle proprie scelte che fanno deragliare continuamente la/le storia/e, in cui il grande pericolo è rappresentato dalla fine di tutto, da un vortice di annichilamento della speranza rappresentato dal percorso esistenziale della figlia.
Anche il tempo e lo spazio perdono il loro continuum rassicurante.
Non so neppure dirti che genere di film sia : un anarchico fantasioso onirico iperbolico susseguirsi di qualsiasi dimensione-situazione-storia/non storia/storie :  i flash back continui , i molteplici passaggi dei personaggi nelle varie vite parallele, i tormenti , le prove ed i continui combattimenti stile kung fu (che io peraltro ho sempre detestato), le situazioni francamente esagerate, così come i costumi e le varie declinazioni dei personaggi (non mi viene una parola piu adeguata di “esagerato” che però non rende l’idea)  si susseguono ad un ritmo vorticoso e riescono incredibilmente a costruire una trama fragilissima ed illogica , in cui però si colgono moltissimi contenuti e temi portanti , che in alcuni momenti mi hanno anche commossa :
– una continua lettura filosofica e religiosa  dell’esistenza : niente è ciò che sembra . L’esistenzialismo declinato come fumetto, con situazioni spesso paradossali , sproporzionate, grottesche.
– Gli esseri umani hanno continue possibilità di comprensione ed evoluzione , e quando scegliamo – o non scegliamo – cambiamo il percorso della nostra (ed altrui) esistenza : i ricordi che emergono tra le diverse vite di ciascuni personaggio rendono visibili le conseguenze delle scelte e tangibile il rimpianto, la delusione, gli errori.
-Dalla apparente importanza del combattimento si arriva al contrario : alla consapevolezza che non c’è futuro per nessuno senza rispetto, solidarieta’ e compassione, perdono , e solo in queste si realizza la forza più grande. Ed ancora : è solo nel riconoscere la propria fragilità, l’impotenza , l’incapacità , la vera ed unica possibilità di comunicazione .
– Terribile (vitale o mortale) scontro generazionale tra i due genitori affaticati dalla vita ed una figlia che reclama con prepotenza radicale  (morte mia o morte vostra)  la propria libertà e diversità , per non disperdersi in un vortice di annichilimento.
Tutto ciò (e molto molto di più’) raccontato con un linguaggio che è quello di un fumettone (in senso elevato ) , del sogno (in senso basso), di un mondo incoerente (solo in apparenza) come quello  di Alice nel paese delle (non) meraviglie , con rappresentazioni materiali iperboliche che appaiono e scompaiono.
Non è importante il senso logico , il racconto,  ma è l’impressione a costruire il senso  : e così ad esempio ad un certo punto i due protagonisti non hanno più alcuna risorsa e quindi diventano improvvisamente due pesanti pietre che stanno sull’orlo di un burrone e conducono un dialogo surreale e potente .
E in questo modo   vieni trasportato in una galoppata nell’assurdo , intuendo continuamente intenzioni che galleggiano , scompaiono e ricompaiono come bolle di significato in un magma spaziale e temporale .
Insomma : un caos totale e frammentario che se  accogli come un linguaggio, riesci a comprendere;  oppure rimane del tutto astruso e respingi  come un fastidio ; un caos che ti prende o che detesti .
 
Mi rendo conto che non sono riuscita a spiegare granché … vi terrò aggiornati se mi viene qualcosa di meglio .
 
 

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