schede del film:
https://www.mymovies.it/film/2024/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/news/la-recensione/
Il film Il ragazzo dai pantaloni rosa, diretto da Margherita Ferri, racconta la tragica storia di Andrea Spezzacatena, un quindicenne che si suicida nel 2012 dopo essere stato vittima di bullismo e cyberbullismo. La trama è narrata dalla voce di Andrea stesso, che ci guida attraverso la sua vita, dall’infanzia all’adolescenza, evidenziando le sue esperienze e le relazioni con i compagni di scuola.
Trama
Inizio della storia: Andrea è un ragazzo studioso e sensibile, con una passione per la musica e un forte legame con la sua famiglia. La sua vita cambia quando inizia il liceo e incontra Christian, un compagno affascinante ma manipolativo. Inizialmente, i due instaurano un’amicizia, ma ben presto Christian inizia a bullizzare Andrea, approfittando della sua vulnerabilità.
L’episodio dei pantaloni rosa: Un giorno, dopo che la madre regala ad Andrea un paio di pantaloni rossi che diventano rosa in seguito a un lavaggio errato, il ragazzo decide di indossarli a scuola. Questo gesto scatena le prese in giro dei compagni e porta alla creazione di una pagina Facebook per deriderlo ulteriormente. Andrea si sente sempre più isolato e umiliato.
Il culmine della sofferenza: Nonostante il supporto della sua amica Sara, Andrea non riesce a superare l’umiliazione e l’isolamento. La pressione sociale e il bullismo culminano nel tragico gesto del suicidio avvenuto il 20 novembre 2012.
Tematiche
Il film affronta temi rilevanti come il bullismo e il cyberbullismo, cercando di sensibilizzare il pubblico sulla gravità di queste problematiche. Attraverso la narrazione della vita di Andrea, si evidenzia l’importanza del supporto emotivo e della comunicazione tra adolescenti e adulti.
La storia è tratta dal libro Andrea oltre il pantalone rosa, scritto dalla madre di Andrea, Teresa Manes, che ha dedicato la sua vita a sensibilizzare gli altri su questi temi dopo la morte del figlio[1][2][3][4].
Citations:
[1] https://www.iodonna.it/spettacoli/cinema/2024/11/07/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa-film-trama-completa-storia-vera-cast/
[2] https://www.mymovies.it/film/2024/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/
[3] https://style.corriere.it/spettacoli/cinema/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa-storia-vera-trama-cast-recensione-intervista/
[4] https://www.comingsoon.it/film/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/65812/scheda/
[5] https://www.capital.it/articoli/ragazzo-pantaloni-rosa-storia-vera-film-trailer/
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Il_ragazzo_dai_pantaloni_rosa
[7] https://www.cinemalumiere.it/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/
[8] https://www.circuitocinemascuole.com/film/il-ragazzo-dai-pantaloni-rosa/
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il commento nella newsletter di Vanna Iori ( https://www.vannaiori.it/about/ , https://www.facebook.com/vanna.iori.31/):
Il valore umano e civile dell’azione educativa
Mi hanno profondamente turbato le grida e gli insulti violenti e offensivi che alcuni studenti hanno pronunciato a Roma nel corso della proiezione del film “il ragazzo dai pantaloni rosa”, pellicola patrocinata anche dalla Presidenza della Repubblica, ispirata alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre del 2012 si tolse la vita dopo aver subito numerosi atti di bullismo da parte dei compagni di scuola.
Il pretesto, per i bulli della scuola, è il paio di pantaloni rossi che la madre di Andrea, Teresa (che ha poi raccontato questa storia in un libro da cui è stato tratto il film) ha stinto per errore e che sono diventati rosa. Andrea finirà per fare la scelta più dolorosa per uscire da una scena in cui è diventato un bersaglio, al punto che i suoi detrattori hanno creato un sito per metterlo alla gogna.
Queste urla vandaliche mi hanno, dunque, fatto del male e mi auguro che questi comportamenti vengano censurati e contrastati attraverso l’azione educativa.
Anche per questo è importante la proiezione del film nelle scuole e proprio per questo andrebbe riconsiderata da parte di alcuni genitori della scuola Augusto Serena di Treviso la decisione di non autorizzare la partecipazione dei propri figli alla proiezione del film.
Gli adulti dovrebbero avere il compito di accompagnare i propri figli, educandoli al rispetto della diversità e alla gentilezza nei confronti degli altri. Evitare di confrontarsi su questi temi è grave: nel nostro Paese assistiamo troppo spesso ad atti discriminatori e omofobi nei confronti della comunità LGBTQIA+ e questo film potrebbe’ concretamente rappresentare l’occasione per aiutare tante ragazze e ragazzi che vivono sulla loro pelle il dolore di sentirsi giudicati diversi.
Gli adulti hanno il dovere di contrastare l’odio e l’intolleranza e di promuovere l’inclusione. E dovremmo iniziare proprio dalle scuole. È indispensabile tornare a parlare di alfabeti emotivi ed è urgente lavorare su un processo di alfabetizzazione emotiva che aiuti i ragazzi a comprendere e leggere le proprie emozioni e quelle degli altri.
Un “esercizio” che comporta il riconoscimento dell’aspetto e delle sensazioni associate alle nostre emozioni e, contestualmente, l’uso di questa capacità/abilità per comprendere meglio cosa si muove dentro il “trambusto” dell’anima per riconoscere anche ciò che accade negli altri.
Senza violenza e senza giudizio. I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e di essere aiutati a comprendere come affrontare la complessità della loro vita emotiva di cui non conoscono gli alfabeti. Imparare ad ascoltare la complessità della vita emotiva migliora la nostra capacità di stare al mondo ma anche la qualità delle relazioni in famiglia e con gli altri ragazzi o ragazze. Ed è proprio la scuola il luogo dove iniziare a coltivare questa alfabetizzazione: insegnare ai ragazzi cosa sono le emozioni, a cosa servono, come si esprimono e come si possono gestire.
Questo film e ciò che suscita può essere una grande opportunità. Non perdiamola.

