Quello dello svedese Ruben Östlund è un cinema votato all’indagine sociologica, alla riflessione sulle relazioni tra singoli e gruppi, in contesti comunitari più ampi, come già dimostrato dai precedenti The Guitar Mongoloid (2004), Involuntary (2008) o Play (2011). (da http://www.cineforum.it/recensione/Falsi_miti_falsi_eroi)
Una famiglia svedese fa una vacanza sulla neve nelle Alpi francesi. Nel corso di un pranzo su una terrazza di un ristorante, una valanga si avvicina velocemente e mette in tutti in fuga. Tuttavia la madre istintivamente protegge i figli, il padre altrettanto istintivamente fugge via prendendo con se solo gli occhiali e l’Iphone. La valanga si arresta poco prima di provocare un disastro ma ormai le dinamiche familiari risultano profondamente cambiate. da : Forza maggiore (film 2014) – Wikiwand
dalla recensione di Simona Santoni:
Un’intrigante domanda c’è dietro a tutto ciò, un dubbio che ha sedotto a lungo Östlund: come reagiscono gli esseri umani in situazioni improvvise come una catastrofe? Chi si scopre eroe e chi vigliacco? Ecco così che i lati più oscuri e meno nobili di noi vengono a galla. In http://www.panorama.it/cinema/forza-maggiore-ostlund-recensione/
il film vuole riflettere sulle implicazioni di un fatto, statisticamente dimostrato, ovvero che in situazioni improvvise e inaspettate, come un evento catastrofico, sono gli uomini a reagire più spesso con la fuga, a dispetto dei codici e delle convenzioni culturali. Quello che è certo è che da quel momento la moglie (e anche i figli) si rivolteranno contro il marito (e padre) e il film assumerà le sembianze di uno psicodramma che ruota ossessivamente attorno a quell’episodio “emblematico” e coinvolgerà in lunghe discussioni anche altri ospiti dell’albergo, compresa una strana coppia già in precedenza compagna di vacanze sulla neve. da http://www.cinecriticaweb.it/film/forza-maggiore
Östlund offre una visione altra della questione, invitando a guardare oltre preconcetti ormai dati per certi, ricordando quanto la natura umana sia labile e contraddittoria, apparentemente ordinata e coerente, in realtà frutto di un costante esercizio di dominio di istinti e pulsioni in linea con princìpi precisi. Non c’è però invito trasgressivo alla liberazione dell’Io – il finale funge da monito in questo senso – ma la constatazione disarmante dei limiti della propria coscienza che, una volta scoperti, possono crollare addosso e travolgere tutto, come la valanga a inizio film. (da http://www.cineforum.it/recensione/Falsi_miti_falsi_eroi)
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