ROOM di Lenny Abrahamson. Con Brie Larson, Megan Park, William H. Macy, Jacob Tremblay, Joan Allen. 2015 – recensione psicologica di Sergio Stagnitta in Cinema e Psicologia

un maniaco ha sequestrato una ragazza di 17 anni, Joy, e l’ha rinchiusa in una piccola stanza abusando di lei per 7 anni. Da questi rapporti nasce un bambino che non è mai uscito da quella stanza. Gli unici contatti con l’esterno sono il vecchio Nick (il maniaco), Ma’ (la mamma, che si chiama Joy), la tv e il lucernaio, una piccola finestra, irraggiungibile, incastrata nel soffitto della stanza. La mamma ha fatto credere a Jack, almeno fino al compimento dei suoi cinque anni, che oltre il lucernaio e la porta dalla quale entra Nick, non c’è nulla, e così anche i personaggi della tv non sono reali, per Jack il mondo è tutto in quella stanza.

La “stanza” ha tutti gli oggetti fondamentali che permettono una minima sopravvivenza, ne manca solo uno: lo specchio. È proprio questa la chiave di lettura che ho scelto per prendere la giusta distanza dalla storia e provare a descriverla.

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Sorgente: Recensione psicologica al film Room – Cinema e Psicologia

Maurizio Porro

Il cielo in una stanza. Un bambino di 5 anni vive con la madre segregato in una camera-mondo. Un maniaco violenta e sorveglia ma la grande fuga è in agguato. Il mondo vero riserva sorprese. Lezione di claustrofobia con una brava Brie Larson, premio Oscar, e un ragazzino che ci comanda le emozioni. La domanda: Quanti mq. per essere felici?

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