Appartengo a quella generazione che, durante gli anni tardo-adolescenziali, nelle domeniche invernali in compagnia di un numero ristretto di amici, amava trascorrere il pomeriggio nelle fumose sale cinematografiche. Il rito era consueto: scorrere le pagine del Corriere, scartare i film da cassetta e scegliere quelli ritenuti “impegnati”. Quanto più indecifrabili, tanto più must da non perdere.
Era di rigore, all’uscita, con le caldarroste in mano, elucubrare su significati e interpretazioni cavillose. Molto spesso, nel caso fosse tratto da un romanzo, non mancava mai la considerazione: “Certo che il libro è molto meglio”, sfoggiando così cultura e sapienza.
Tali ricordi riaffiorano poiché nel caso del libro appena terminato, letto dopo la visione del film di Guadagnino, vige l’inverso “Certo che il film è molto meglio”, chissà se perché nel frattempo sono invecchiata o perché sono i tempi ad essere cambiati.
Il tema del romanzo non nasconde un…
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